Lettera di Antonio Ciscato

Nell'aprile del 1914 il Prof. Ciscato cosi scriveva al Sindaco Bezziccheri:

Ill.mo Sig. Sindaco,

Ella che conosce la sventura terribile che si è abbattuta sulla mia casa e l’ha privata ormai di ogni sorriso e di ogni bene, Ella che ha pur conosciuta la mia Afra adorata potrà comprendere tutto lo strazio del mio animo che non sa trovar conforto.
Io vorrei fare assai per onorare nel modo migliore la memoria della diletta mia, vorrei poter compiere grandi opere di bene nel nome di Colei che fu il mio purissimo orgoglio, ma le mie condizioni mi permettono assai poco.
Quel poco di bene che io posso fare permetta, Illustrissimo sig. Sindaco, che io lo offra a codesto dolce paese il cui ricordo è qui vivo e potente nel mio pensiero e nella mia anima. Come visse felice costì Afra mia nell’autunno del 1912!


Vorrei offrire come prima offerta, un centinaio di volumi scelti per istituire costì una biblioteca popolare: opere di genere vario per bambini e per adulti, opere di cultura e di lettura piacevole.
M’impegnerei anche d’inviare ogni anno un certo numero di volumi a incremento della biblioteca che, se bene penso, potrebbe essere utile ai giovanetti che hanno lasciata la scuola, alle signorine che potrebbero trovarvi uno svago intellettuale, a tutti coloro infine che amano trascorrere qualche ora del giorno in utili e buone letture.
Io sogno già una biblioteca ricca di bei volumi, compimento decoroso della scuola, strumento di civiltà e di sapere.
Le chiedo solo che tale biblioteca si intitoli al nome di Afra mia, che i volumi siano segnati col sigillo che porterà il dolce nome del mio povero angioletto.


Costì ci sono maestri e maestre valenti e volenterosi che potrebbero incaricarsi del buon andamento della modesta istituzione.
Se Ella mi concederà il grande onore e il grande conforto di accettare il dono, non certamente cospicuo, per il 16 luglio prossimo, primo anniversario della grande sventura, Le invierò tutte le opere da me stesso con giusto criterio raccolte.
Ella perdonerà la pochezza del dono, che sarà però il primo nucleo di una istituzione che si svolgerà maggiormente nel tempo.
La prego, Illustrissimo sig. Sindaco, di gradire gli atti del mio vivo, cordiale ossequio.

Suo dev.mo Prof. Antonio Ciscato

Catania, 14 aprile 1914

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